giovedì 30 settembre 2010

farfalline con spinaci e ricotta

Anche se amo cucinare e questa attività è per me  la maggior fonte di soddisfazione oltre che un modo per rilassarmi dalla stress che spesso accumulo durante la giornata lavorativa, a volte l'ispirazione e la fantasia non hanno la meglio sulla stanchezza: è ciò che mi stava succedendo alcune sere fa ma, dopo avere esaminato cosa c'era nel frigorifero, tenuto conto che il tempo a disposizione non era molto, ho optato per un piatto unico a base di pasta e verdura, e così ho preparato "Le farfalline con spinaci e ricotta".
Devo dire che la buona riuscita del piatto dipende principalmente dalla freschezza e dalla cremosità della ricotta, nel mio caso ho usato quella dell'Azienda agricola Azienda Agricola Le Roncacce, 67, MELO C.A.P. CUTIGLIANO (PT).

Questo tipo di piatto unico è un mio cavallo di battaglia che mi ha permesso di fare mangiare la verdura soprattutto a mio figlio quando era piccolo ( allora lo chiamavamo "Pasta di Braccio di Ferro" , pertanto lo suggerisco a quelle mamma che hanno dei bambini un po' recalcitranti di fronte alle verdure.


per 4 persone

250 gr di pasta ( nel mio caso farfalline dei Piccolini),
spinaci surgelati ( un cubetto a persona + uno),
300gr di ricotta,
2 cucchiai di olio EVO,
sale q.b.
  • mettere gli spinaci in una padella antiaderente con l'olio, portare a totale scongelamento, tenendo presente che saranno cotti   lla fine di tale operazione,
  • frullare gli spinaci con il mini pimer,
  • cuocere la pasta al dente,
  • aggiungere agli spinaci la ricotta e ammalgamere il tutto,
  •  ripassare nella salsa la pasta.

mercoledì 29 settembre 2010

orecchiette con le cime di rape

"Orecchiette con le cime di rape" , l'emblema della cucina pugliese e allora, come resistere a comprare delle belle cime di rape fresche fresche, per preparare questo saporitissimo prima? Come ho postato alcuni giorni fa, le orecchiette sono ottime condite anche con un sugo all'arrabiata qui

per 4 persone
1 kg circa di cime di rape,
2 spicchi d'aglio,
2 peperoncino,
2/3 filetti di acciughe,
4 cucchiai di olio EVO,
sale q.b.,
400 gr di orecchiette.
  • bollire le cime di rape , dopo averle lavate in abbondante acqua fredda, e tenere l'acqua di cottura,
  • passare al mini pimer le cime di rape,
  • cuocere  al dente, nell'acqua in cui sono state bollite le cime di rapa, le orecchiette,
  • mentre le orecchiette cuociono, scaldare l'olio e fare imbiondire gli spicchi dell'aglio, il peperonciono e sciogliere i filetti di acciughe, ripassare le cime di rape,
  • quando la pasta è cotta al dente, scolare e ripassare nella salsa di cime di rape.

domenica 26 settembre 2010

omelette ricotta acciughe e capperi

Ci sono dei giorni che, nonostante la cucina sia la tua passione, le idee mancano e anche la voglia di mettersi ai fornelli non è troppa, è quanto mi è successo alcune sere fa. 
Per fortuna, complice una  discreta quantità di ricette accumulate nel tempo, ho rissolto facendo un tris di omelette, una delle quali è piaciuta a tutti in modo particolare e per questo ho deciso di partecipare al contest " Un uovo per amico" di "Note di cioccolato" qui  

per quattro persone

6 uova
200 gr di ricotta
40 gr di burro
3 cuchiai di latte
1 cucchiaoi di capperi
4 filetti di acciughe
sale e pepe q.b.
  • tritare le acciughe ed i capperi, amalgamerli  alla ricotta,
  • sbattere le uova in un terrina con il sale ed il pepe,
  • in una padella antiaderente sciogliere a fuoco basso il burro, ammalgamarlo alle uova e versare il tutto nella padella caldissima, rimasta appena unta,
  • cuocere la frittata a fuoco vivace finché si stacherà dl fondo,
  • continuare la cottura a calore  moderato, per consentire che si rapprenda in superficie, pur rimanendo morbida,
  • spalmare il composto lasciando un bordo tutt'attorno, poi ripiegare su se stessa l'omelette, cuocere ancora qualche istante e servire.


torta di mele della nonna Rosita

La mia prima ricetta postata è stata la "Torta di mele della nonna Pili" che come ormai sanno quelli che seguono il mio blog è mia madre. Oggi dedico il post alla nonna Rosita, mia suocera  unica nonna rimasta dei mie figli.
La " Torta di mele della nonna Rosita"  è speciale, intanto perché ha la caratteristica di essere morbidissima e profumare di "torta"  per la presenza di burro e marmellata,e poi perché mi è arrivata, parecchi anni fa, attraverso un mezzo abbastanza inusuale se si pensa ad una nonna, vale a dire il fax: e si perché la nonna Rosita é sprint, moderna e soprattutto se si mette in testa una cosa arriva sino in fondo e così, dovendomi mandare la ricetta, ha fatto in modo che il genero me la inviasse con qualsiasi mezzo.
Con questa ricetta partecipo al contest " Il tempo delle mele" di "Noi due in cucina" .


4 grosse mele renette o gold
200 gr di farina ( 60 gr di frumina 140 gr di farina grano tenero 00)150 gr di zucchero
3 uova intere
la buccia di un limone
3 cucchiai di latte
3 cucchiai di mermellata di albicocche
1 bustina di lievito per dolci
1 pizzico di sale
1 cucchiaino di zucchero vaniliato
teglia di cm 28 di diametro
  • sbattere le uova con lo zucchero sino ad ottenere  un composto spumoso,

  • aggiungere il burro fatto sciogliere a bagno maria e raffreddatato,

  • incorporare il pizzico di sale, il cucchiaino di zucchero vanigliato e la scorza grattugiata del limone,

  • quindo procedere aggiungendo, poco per volta la farina alternata al latte e il lievito per dolci,

  • imburrare e cospargere di farina la teglia,
  • versare il composto,
  • adagiare sul composto le mele che dovranno essere precedentemente tagliate a quarti ed incise longitudinalmente,

  • spennellare con la marmellata di albicocche, precedentemente scaldata sempre a bagno maria con l'aggiunta di 2/3 cucchiai di acqua,

  • fare cuocere in forno preriscaldato a 180° per 45 minuti,
  • servire tiepida.

sabato 25 settembre 2010

tagli fiorentini

Quando mi sono imbattuta nel blog di "Sorelle in pentola"ed ho visto il loro contest "Arte in cucina" qui ho avuto un momento di smarrimento perché la voglia di partecipare era tanta ma non riuscivo a trovare qualcosa di veramente originale che potesse coniugare appunto l’arte con una ricetta e non cadere pertanto nel banale.


Come succede sempre più spesso da quando ho iniziato ad avere un blog, tutta la famiglia è stata coinvolta nella scelta: il marito perché si occupa della parte tecnica del blog e perché vorrebbe imparare a cucinare ma il compito credo sia veramente arduo se non impossibile, la figlia perché è l’esperta di arte e poi è la mia collaboratrice per quanto riguarda le fotografie, il figlio perché, nonostante appaia più distaccato, sotto sotto non disdegna che la mamma abbia un suo spazio e poi, da buon gourment è felice di assaggiare i miei piatti.


Dunque tutta la famiglia si è messa al lavoro e tra una chiacchiera e l’altra, dando libero sfogo alla propria fantasia, alla fine ha partorito un’dea niente male coniugando una delle massime espressioni dell’arte contemporanea con un piatto della tradizione fiorentina.





 Schiacciata fiorentina










Lucio Fontana, Concetto Spaziale, Attese, 1965















Schiacciata alla fiorentina


La Schiacciata Fiorentina è in dolce molto semplice che di cucina esclusivamente durante il carnevale: il tale periodo dell'anno tutte le pasticcerie della città e dintorini producono questo specialità ricoperto di uno stratto pittosto spesso di zucchero a velo e spesso, al centro campeggia il Giglio di Firenze fatto di cioccolato in polvere.

180 gr di farina ( 55 gr di frumina 125 gr di farina grano tenero 00)8 cucchiai di zucchero
5 cucchiai di latte
4 cucchiai di olio EVO
1 arancia ( buccia e succo)
2 uova
1 bustina di lievito per dolci
zucchero a velo

  • lavorare insieme tutti gli ingredienti, avendo cura di verificare la quantitàdi succo di arancia perchè la pasta non deve essere troppo liquida altrimenti non lievita,
  • cuocere a 180° per 30 minuti,
  • raffredare e cospargere di zucchero a velo,
  • la schiacciata può essere anche tagliata orizzontalemente e farcita con panna montata.


giovedì 23 settembre 2010

tagliatelle con sugo di funghi

Settembre è il mese in cui i funghi abbondano. Purtroppo non ho la fortuna di avere parenti e amici cercatori  di  funghi e quelli freschi che si trovano sul mercato non sono di provenienza nazionale, pertanto opto sempre per quelli secchi. 
Un bel piatto di tagliatelle all'uovo con sugo di funghi è un buon preludio all'autunno.
A proposito, lo stesso sugo è attimo con la polenta che, quanto le temperatura scenderà, sarà mio dovere postare.

per 4 persone

considerate circa 100gr di tagliatelle fresche

per il sugo

80 gr di funghi secchi,
1 spicchio d'aglio,
prezzemolo tritato,
2 confezioni di pomodori pelati oppure 1 kg circa di pomodori freschi,
1/2 bicchiere di vino bianco,
4 cucchiai di olio di oliva,
sale q.b.
  • tenere a bagno, in acqua tiepida, i funghi secchi per 20 minuti circa, sciacquare in abbondante acqua corrente,
  • tritare il prezzemolo con lo spicchio d'aglio,
  • scaldare l'olio e fare rosolare i funghi, strizzati, con il trito di prezzemolo e aglio,
  • ricordarsi di tritare uan parte dei funghi, possibilmente i gambi,
  • aggiungere il vino,
  • quando questi sarà evaporato aggiungere mezzo bicchiere dell'acqua dove sono stati a bagno i funghi, ben filtrata,

  • dopo alcuni minuti aggiungere i pomodori e salare,

  • fare cuocere per circa un'ora,
  • cuocere le tagliatelle al dente e condire con abbondante sugo ai funghi.







con questa ricetta partecipo al contest di "Pan di ramerino"

coniglio in umido

La carne del coniglio è saporita e leggera: come ho già detto in un post di un po' di tempo fa il nostro fornitore di carne bianca, olio EVO, miele e comunque di prodotti freschi e a km 0 è lo zio Martino.
Il  piatto di seguito postato è il più classico dei modi per cucinare il coniglio, soprattutto in Liguria.
La ricetta può essere fatta sia con l'aggiunta di pomodoro che in bianco.


1 coniglio di 1.200/1.300 kg circa tagliato a pezzi,
1 carota,
salvia,
rosmarino,
1 cipolla ,
4 cucchiai di olio di oliva,
1/2 bicchiere di vino,
olive nere,
sale q.b.
  • lavare accuratamente i pezzi di coniglio e asciugarlo,
  • fare ben rosolare, insieme alla cipolla tagliata a fette sottili, a fuoco vivo in modo da eliminare tutti i liquidi, che hanno la caratteristica di avere un sapore ed un odore  forte,

  • quando la rosolatura è terminata aggiungere un'abbondante manciata di trito di salvia, rosmarino e carota,
  • sfumare mezzo bicchiere di vino,
  • aggiungere 3/4 cucchiai di pomodori in scatola oppure 2/3 pomodori freschi tritati e le olive, salare,

  • fare cuocere, a fuoco lento, per circa 45 minuti e comunque sino alla cottura delle verdure e del pomodoro,
  • tenere  presente  che il coniglio di allevamento tende a cuocere molto più velocemente di quello nostrale e che la carne tende a staccarsi dalle ossa,
  • Servire con un contorno di patate lesse o con polenta per godere al meglio del sugo.

mercoledì 22 settembre 2010

E' arrivato l'autunno

Da ieri siamo entrati nell'autunno anche se le giornate sono decisamente soleggiate e calde.
Con il cambio della stagione ho voluta rinnovare il banner del mio blog e rendere omaggio a questa stagione che credo sia una delle più belle dell'anno soprattutto per la varietà di colori che la natura ci riserva oltre che  per la varietà dei suoi  frutti, primi fra tutti l'uva.

lunedì 20 settembre 2010

pasta madre

Chiedo aiuto a tutti i blogger: ho provato a fare la pasta madre con la ricetta delle sorelle Simili ma il risultato è stato a dir poco deludente. Quando ho guardato la pasta dopo le fatidiche 48 ore non accennava a crescere e dopo un rinfresco si presentava come qualcosa di veramente schiffoso!!! Ho provato anche a cuocerla ma il risultato è stato pessomo. Vi ho risparmiato le fotografie anche se sono una che pubblica tutti i passaggi delle ricette.

Qualcuno mi può dare delle spiegazioni più esaurienti e dei consigli validi? Sono grata ai quelli che mi varanno aiutare e ringrazio tutti.

domenica 19 settembre 2010

ratatuille a modo mio

Da un po' di tempo avevo voglia di partecipare al contest  di "Olio e aceto" qui, ma non riuscivo a trovare una ricetta con le melanzane( ortaggio che peraltro adoro) che non cadesse nella banalità.
Oggi, complice delle melanzane comprate alcuni giorni fa e altri ortaggi di stagione, ho deciso di esperientare una Ratatuille  che ho chiamato "a modo mio" perché ho voluto aggiungere degli ingredienti che non avevo mai usato.
Le quantità sono indicative e comunque sono sufficienti come contorno per quattro persone.

2 melanzane globose medie,
2 zucchine,
2 carote,
1 cipolla,
2/3 pomodori belli maturi ( in alternativa 3/4 cucchiai di pomodori in scatola),
1 cucchiaio di capperi,
una spolverata di origano,
4 cucchiai di olio di oliva.
  • tagliare le melanzane a dadi,
  • tagliare le carote e le zucchine a bastoncini,
  • porre le verdure così tagliate in uno scolapasta e cospargerle di sale in modo che liberino la parte acquosa amara ( soprattutto le melenzane e le zucchine),

  • fare imbiondire le cipolla, tagliata sottile nell'olio e aggiungere il cucchiaio di capperi trittati,
  • dopo alcuni minuti aggiungere tutte le verdure,

  • fare rosolare,

  • quando le verdure inizieranno ad essere rosolate aggiungere il pomodoro,

  • abbassare il fuoco e fare cuocere lentamente,
  • aggiungere sale se necessario ( attenzione perchè, anche se le verdure sono state risciacquate prima di essere rosolate, potrebbero avere ancora tracce di sale),
  • se si vede che le verdure tendono ad asciugarsi aggiungere un po' di acqua, con molta parsimonia e comunque sempre poco alla volta,
  • le verdure saranno cotte quando risultano tirate  ma non asciutte,
  • il segreto è quello di farle cuocere molto lentamente, avendo cura però che rimangano ben distinte le une dalle altre,
  • terminata la cottura aggiungere un'abbondante spolverata di origano,
  • servire tiepida.

con questa ricetta partecipo al contest   " E' tempo di melanzane"  promosso da  "Olio e Aceto"

sabato 18 settembre 2010

cuscini di pasta lievitata

La tradizione di usare la pasta lievitata tagliata a quadrati,  rombi , strisce più o meno lunghe oppure a piccole palle e poi  fritta, accompagnata da salumi e formaggi è patrimonio della cucina italiana e non solo. Ogni località chiama questo piatto in modo diverso ma la sostanza rimane sempre la stessa: a Firenze sono le Coccole, a Prato le Ficattole, in Emilia le Crescentine ecc.
In casa mia la pasta della pizza, riutilizzata e fritta è diventata " I cuscini della mamma" dal momento in cui i miei figli, ancora piccoli, hanno esclamato vedendola gofiarsi nella padella ".... che bei cuscini gonfi gonfi !!!" ed ancora ora, che sono ormai grandi, mi chiedono "i cuscini" come alternativa alla pizza.


Per rendere i "cuscini" ben gonfi è importante stendere la pasta in una sfoglia piuttosto sottile di cinca 2 mm, tagliarla della forma che si desidera, immergerla in olio da friggere ben caldo per non più di 2/3 minuti e comunque per il tempo necessario per vederla gonfiare e prendere un bel colore dorato.
Nella ricetta pubblicata i "cuscini" sono stati accompagnati da prosciutto cotto, prosciutto crudo, speck, gorgonzola, stracchino, mozzarella, caprino fresco e spinaci.
Uno degli abinameti che amo di più è quello dello speck con spinaci e caprino, ma non è male neppure gongorzola e spinaci : provare per credere!!!!!







venerdì 17 settembre 2010

pappa al pomodoro

La pappa al pomodoro è la più classica e conosciuta delle zuppe toscane.
La  semplicità di questo piatto si può definire elementare ma,  come le cose più semplici, la sua grandezza sta nella qualità degli ingredienti, pochi ma che racchiudono la summa della dieta mediterranea : pomodori, olio EVO, basilico, aglio e brodo vegetale ( anche se nella ricetta più antica veniva messa l'acqua).
La cosa fondamentale è che i pomodori siano ben maturi, ma sodi ( io ho usato quelli che vengono chiamati fiorentini), olio EVO ( del zio Martino fornitore di fiducia), pane toscano cotto a legno raffermo oltre che aglio e basilico, quest'ultimo freschissimo per godere appieno del suo profumo.

per  4 persone

1 Kg circa di pomodori fiorentini,
250/300 gr di pane toscano ( sciocco) ,
3/4 spicchi di aglio,
1 litro di brodo vegetale,
un abbondante ciuffo di basilico,
4 cucchiai di olio EVO,
pepe e sale q.b.


  • spellare i pomodori, privarli dei semi, tagliarli a pezzi,

  • fare soffriggere gli spicchi di aglio nell'olio in una capiente casseruola,
  • mettere i pomodoro passati al passaverdure ed il basilico,
  • aggiungere il brodo filtrato delle verdure,

  • continuare aggiungendo il pane raffermo tagliato a pezzi, salare,
  • girare il pane avendo  cura di  sfare il pane  senza però usare il mixer,
  • fare cuocere per circa 30 minuti, avendo sempre cura di girare il tutto ed evitare che si attacchi,
  • passato questo tempo servire con una spolverata di pepe nero, e una "C" di olio EVO.
  La pappa è ottima mangiata calda ma in estate è deliziosa gustata tiepida.





martedì 14 settembre 2010

scorci di una Firenze non turistica ( parte seconda )





Due giorni di ferie  mi hanno permesso di continuare le mie escursioni, poco turistiche, per quelle zone di Firenze che conservano ancora il fascino dei quartieri abitati da veri fiorentini ed in particolare le mia attenzione si è concentrata sui  Mercati.
Per potere parlare dei mercati fiorentini è necessario fare alcuni riferimenti storici ed in particolare rifarsi a quel grande evento storico e urbanistico che è il trasferimento da Torino a Firenze della capitale del Regno d'Italia,costituitosi in forma unitaria nel 1860.
Ma cosa c'entrano i mercati  un tutto questo? C'è da ricordare che con Firenze capitale dell'Italia unita la popolazione cresceva e il Mercato Nuovo (o della Paglia, sotto la Loggia del Porcellino) era insufficiente, pertanto si decise  di crearne tre al posto di uno, approfittando dell'occasione per 'risanare' alcuni vecchi quartieri chiamati a Firenze "Camaldoli". Il mercato più grande sarebbe sorto in San Lorenzo, il Mercato delle erbe in Sant'Ambrogio e un altro ancora, demolito ai primi del '900, in San Frediano

Il mio percorso storico-culturale-gastronomico inizia dal Mercato di S. Ambrogio nel quartiere  di S. Croce, meno conosciuto di quello di S. Lorenzo, ma  a tutti gli effetti  il mercato dei fiorentini :  si svolge tutte le mattine, eccetto i festivi, sino alle due del pomeriggio.
In parte all'aperto, con banchi di abbigliamento ed alimentari, ed in parte al chiuso, nell'edificio realizzato nel 1873 su progetto di Giuseppe Mengoni, autore tra l'altro del Mercato Centrale, è nato alla fine dell'800 come succursale di quest'ultimo; all'interno dell'edificio si trovano banchi di vendita di generi alimentari e punti di ristorazione a prezzi modici, frequentati non solo dai proprietari dei vari banchi ma anche da serie professionisti, tenuto conto che davanti al mercato sorge la facoltà di Architettura e poco distante si trova alcuni uffici giudiziari.
Uno dei modi più singolari per raggiungere il mercato è quello di usare il bussino elettrico C, i cui soli otto posti sono per lo più occupati da anziane donnine o da meno anziane casalinghe fiorentine che lo hanno trovato molto comodo per evitare di muoversi a piedi.
Entrare nella piazzetta del mercato è quasi come entrare in un paesino, le zone circostanti sono pedonali e la maggior parte delle persone si conoscono. Oltre ad essere una buona occasione se volete fare la spesa o comprarvi degli abiti usati o un paio di scarpe a poco prezzo, una visita a Sant'Ambrogio è senz'altro un'esperienza culturale vera perché potrete sentire gridare, scherzare, imprecare, ammiccare in un purissimo fiorentino.
Tra gli ultimi banchi della frutta, ce ne sono alcuni di contadini che in primavera si colorano con deliziosi mazzi di fiori di campo. Se ne comprerete uno, non stupitevi se vi ci vengono messi insieme tre carote o un mazzetto d'agli...fanno per arrotondare.






Ultimi scampoli d'estate e ....... primi colori dell'autunno








Se vi interessa comprare tortelli di pasta fresca, salse per crostini, buoni formaggi e salumi fate un salto all'interno del mercato dalla "Bottega dell'Augusta",.


 Per delle buone bistecche alla fiorentina andate dal macellaio "Falsettini". Questo, tra l'altro, è l'unico macellaio di Firenze che vende la carne alla comunità ebraica ... se ci fate caso, vedrete da una parte la stella ebraica a segnalare che lì si trova la carne come richiedono i dettami di quella religione.

A proposito di civaie ...... da tutto il mondo





Il mercato più conosciuto di Firenze è senza dubbio è il Mercato Centrale S. Lorenzo, nell'omonimo quartiere che, come ho detto, deve la sua progettazione con Firenze capitale del nuovo regno d'Italia.
Per realizzare questa struttura di destinazione in fondo popolare, Firenze si prese la soddisfazione di ingaggiare Giuseppe Mengoni, lo stesso architetto che aveva progettato poco prima la passeggiata snob dei milanesi, la Galleria Vittorio Emanuele II.
Il risultato fu notevole. Mengoni seppe infatti integrare perfettamente il nuovo con l'antico, unendo una parte esterna quasi classica con strutture interne quasi liberty. Il "capannone" in ghisa e vetro, luminosissimo, era infatti poggiato su un'ampia base quadrata in pietra costituita da una loggia di 10 arcate classiche per ogni lato, snelle e rivestite di bugnato come il vicino palazzo dei Medici. Un'eco rinascimentale che accompagna senza scosse l'occhio del passante dalla strada fino alla sommità del capannone, dove invece trionfano il colore rosso e i materiali del nuovo secolo.
 La funzionalità della costruzione è particolarmente evidente dall'interno, dove la luce filtra abbondante dagli alti finestroni su cui poggia la tettoia e restituisce l'effetto di un mercato all'aperto.
Il mercato fu terminato nel 1876 e da allora, molte generazioni di fiorentini hanno percorso le stradine interne che lo fanno sembrare una piccola città fatta di botteghe, acquistando sotto i suoi ampi lucernari ogni tipo di vivande per la loro tavola e sempre considerandolo il luogo migliore per la qualità dei prodotti in vendita - ancor oggi provenienti in gran parte dalle campagne circostanti.







Tutt'intorno, un susseguirsi di negozi e bancarelle senza soluzione di continuità fa di quest'area un grande mercato naturale che offre merci di ogni tipo, mentre le tradizionali botteghe dei vinai, i carretti dei 'trippai' e le osterie dai prezzi modici permettono a chiunque di gustare antichi sapori fiorentini seduti in una delle piazze più vivaci e pittoresche della città.
Attualmenete, pur conservando ancora il suo fasscino, è comunque inclusa nei circuiti del turismo e pertanto al suo interno, oltre che trovare i "veri fiorentini" non mancano mai gruppi di turisti provenienti da tutte le latitudini.




L'indumento che appare alla destra della fotografia fa parte della divisa del Calcio in Costume, torneo che si gioca a Firenze nel mese di Giugno in concomitanza con la festività di S. Giovanni, patrono dela città. qui






Niente da invidiare alla Buqueria (Barcellona)